Ivan Graziani – Malelingue

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IVAN GRAZIANI – MALELINGUE
CAROSELLO – CDCLN 25167 – 1994

1 – Maledette malelingue


 Lo sai cosa fa, lo sai con chi va e con chi si vede?

Il pomeriggio dopo palestra verso le sei

lei sale da lui, all’ultimo piano

lei va quell’uomo, un uomo maturo

si dice sposato, tanto più grande di lei.

Ma che cosa faranno, che cosa diranno per più di due ore?

Si toccheranno, si baceranno, ah! Se suo padre sapesse!

Qualcuno di noi, con un po’ di coraggio, glielo deve dire

e che diamine! Qua ci vuole sicuro un po’ più di moralità

ma la gente non lo sa che…

Federica ha quindici anni, anche se una donna è

così la gente vede il male, anche dove non ce n’è

lei sta coi grandi e non frequenta quelli della sua età

oh! Maledette malelingue, la gente la distruggerà…

La gente la distruggerà…

Si dice che sì… Si dice che no… eh

Mah!.. Vedrai, vedrai, vedrai, qualcosa ci sarà

Metti la paglia sul fuoco e un incendio poi scoppierà

Lui l’hanno cacciato, allontanato in un’altra città…

E si dice che a lei suo padre le ha date di santa ragione

Adesso sta chiusa in casa e per un bel pezzo non uscirà

vedi, un po’ di coraggio e certe puttane, vanno punite

e che diamine! Qua ci vuole sicuro un po’ di moralità

ma la gente non lo sa che…

Federica ha quindici anni, anche se una donna è

così la gente vede il male, anche dove non ce n’è

lei sta coi grandi e non frequenta quelli della sua età

oh! Maledette malelingue, la gente la distruggerà…

Federica ha quindici anni, anche se una donna è

oh! Maledette malelingue, la gente la distruggerà…

La gente la distruggerà…

2 – Poppe poppe poppe


Ma io non so com’è nata questa cosa qui

e quando mai è cominciata.

Sarà stata mia zia con quei seni anni cinquanta

a contagiarmi in questa mia mania.

Poppe, poppe, poppe

poppe, poppe, poppe.

Poi la mia prof. di Petralia di Sotto

che aveva due tette che sembravano quattro.

E cosa dire della Preside, laureata in Ostetricia

aveva due spade proprio dentro la camicia.

Scollature, panettoni

rigoglio sano di femminili ormoni

colline bianche e solchi misteriosi

dove si appuntano gli sguardi dei golosi

perché al mondo, al mondo ci sono troppe

poppe, poppe, poppe

poppe, poppe, poppe.

E mi ricordo dal barbiere le donnine profumate

con quelle tette da illusioni disperate.

E dal meccanico della Pirelli il calendario

aveva in copertina un seno leggendario.

E non ho mai guardato più in giù della cintura

perché è di sopra che si esprime la natura.

E io voglio annegare nella gommapiuma

su due tette ricoperte di bagnoschiuma.

Scollature, panettoni

rigoglio sano di femminili ormoni

colline bianche e solchi misteriosi

dove si appuntano gli sguardi dei golosi

perché al mondo, al mondo ci sono troppe

poppe, poppe, poppe

poppe, poppe, poppe.

That’s right.

3 – Avrò bisogno ancora di te


E non sarà tuo padre e non sarà tua madre

non sarà per loro che ti trasformerai.

E neanche tuo fratello

che tu ami tanto, neanche quello…

Tu sei come sei e non cambierai

sei una tenera bambina che sa

che prima o poi arriverà

il finale travolgente, l’attimo fuggente.

E si apre una fessura

fra l’istinto e la natura

tu sei là, ed io…

Avrò bisogno ancora di te

per quelle cose che non so spiegare

ti studierò, ti starò a guardare

mi sorprenderai.

Avrò bisogno ancora di te

se alle mie angosce non so dare voce

ti canterò le stesse canzoni, amore

ascoltale perché avrò bisogno di te.

Ti canterò le stesse canzoni, amore

tu le ascolterai.

Ma è così strana tua madre, così lontano tuo padre

ti aspetti le parole che non diranno mai.

Ma se un amico cercherai, lo sai

che prima o poi mi troverai.

Tu mi dai una speranza io forse l’esperienza

ma anche in questa parte tu rimani la più forte

amore mio perché avrò bisogno di te.

Avrò bisogno ancora di te

per quelle cose che non so spiegare

ti studierò, ti starò a guardare

mi sorprenderai.

Avrò bisogno ancora di te

se alle mie angosce non so dare voce

ti canterò le stesse canzoni, amore

ascoltale perché avrò bisogno di te

avrò bisogno ancora di te.

Ti canterò le stesse canzoni, amore

ascoltale perché avrò bisogno di te.

4 – Il topo (Signore delle fogne)

Sono un topaccio dei bassifondi

mangio di tutto anche poliuretano

e fu così che andando a caccia

mi sono ritrovato in una casa signorile.

Ma chi l’avrebbe detto, chi sospettava

che stavo andando

proprio incontro al mio destino

mi hanno incastrato, intrappolato

poi mi han buttato

nella gabbia di un pitone vivo.

Lui si è mosso appena mi ha visto

ero proprio io la sua colazione

lui mi voleva ipnotizzare

poi l’ho sentito

che era pronto ad attaccare.

Signore delle Fogne, aiutami tu

perché devo morire, dimmelo tu?

proprio quaggiù…

Coi gatti e con le scopeme la cavo, lo sai

ma un pitone e chi l’ha visto mai?

Io mai!

Lui si dondola un po’, arretro

poi salta dritto su me, mi sposto

picchia duro la testa sul vetro

resta stecchito lì contorto.

Con tutta calma l’ho divorato

non proprio tutto, non sono mica esagerato

e i suoi padroni, che bella festa

hanno trovato il pitone senza testa.

Il pitone senza testa, senza testa.

Signore delle Fogne, sei grande, lo sai

c’è una logica in tutto, anche se tu

tu non la vuoi.

C’è chi vuol fregare e rimane fregato

come quel pitone che ho divorato

digerito…



5 – Voglio un mondo minorenne

A quel dio minorenne, per quella dea minorenne

voglio che il tempo fermi la sua corsa

e i loro volti non invecchino mai

voglio che l’anima rimanga sulla tela

come quella di Dorian Gray.

Voglio un mondo minorenne.

Entra, sei il benvenuto nella mia stanza dei giochi

è una piccola, piccola stanza ma mi protegge dai mostri.

Ma come sempre arrivano i nostri a massacrare gli indiani

ma io ho sempre il mio arco e le frecce, se no ci sono le mani.

Ehi, ehi tu non farmi uscire, no, non ci provare

io non ci riuscirei, fuori c’è il mondo

con le sue paure, le lascio volentieri a te.

Voglio un mondo minorenne.

La vita è come la scala di un pollaio

una scaletta a pioli è corta, sporca

e quando cadi giù si cade sempre da soli.

Ma a te che sei fuori non ti voglio spaventare

ti metteresti a sparare

io nella mia stanza mi posso esercitare

io mi posso sfogare…

Ehi, ehi prova un po’ a picchiare su una batteria

dal ritmo fatti trascinare via

scaccia la violenza via dai tuoi pensieri

e tornerai pulito come ieri.

Dentro un mondo minorenne.

A chi c’è, a chi mi vuol sentire

una proposta farò: voglio un mondo

un mondo minorenne.

6 – Sempre dritto in mezzo al cuore sparerò


Lei passeggiò, sulla strada accanto a me

per un po’ senza dire neanche una parola

ed era strano, strano quel suo modo di camminare

di evitare, come se inciampasse fra le alghe secche

e le conchiglie in riva al mare.

Poi mi parlò, all’improvviso in mezzo

al sole che franava da un palazzo

illuminandole i capelli.

Mi disse piano, piano “Tu non sei certo

come quelli, tu sei gentile, sei diverso

ma se mi deluderai, io non mi arrenderò

e sempre dritto in mezzo al cuore sparerò”

Poi mi disse ancora mentre il vento gonfiava la sua gonna

“Sai, sono stata anche insieme ad una donna

ma tu mi puoi capire, lo so è questione di tenerezza, insicurezza

o che ne so, comunque non la scorderò…

Mio padre è andato, si son divise le nostre strade

e lui è via, lontano da me e da mia madre

ma lei ci pensa a quel bastardo ed io la sento singhiozzare

quando è sera, quando è sola quando è troppo sola

ma io no, io non mi arrenderò

e sempre dritto in mezzo al cuore sparerò”

E non c’è posto per quelle come me, prostitute della vita

ma è la gente, sai, che me lo costringe a fare

sparare sempre dritto al cuore

sempre al cuore…

E ciao e via, via sorridendo se n’è andata ed io son qui

al bar, con una birra disperata qui davanti al cielo di settembre

con le sue nuvole di perla così strane, agitate, confuse

proprio come lei, proprio come lei, come quella là

che non si arrenderà e sempre dritto in mezzo al cuore

dritto in mezzo al cuore sparerà.

7 – La bella Gina

 


La bella Gina viene a fare un provino

per la Statale Sabina scende giù in città

odora di buono, di mammole e miele

ma a Roma chissà se durerà…

“Signor regista, io non mi son mai spogliata

e neanche mia madre mi ha mai vista nuda”

“Ma figliola cara, tu non vuoi capire

che per imparare a recitare ti devi prima spogliare”

E cominciamo dalle scarpe, il maglione e i pantaloni

la camicia e il reggiseno così ad occhio tu puoi farne a meno…

E fatti guardare, io ti devo studiare e voglio capire che tipo sei

e quanti soldi posso guadagnare con te. Con te…

La bella Gina se mette a piagne, ma due mani son poche

a coprir le vergogne e mentre lei piange, lui si avvicina

lui si avvicina cortese, ma con delle pretese.

“E adesso vieni sul divano, adesso dammi la tua mano

vieni qui che io ti voglio cioè, da vicino ti vedo meglio.

Ma vuoi fare del cine? Vuoi fare del cine?

Se vuoi fare l’attrice, vuoi fare del cine

leva anche quelle mutandine.

E parte lo schiaffo, come fosse una bomba

il regista vola via, contro una serranda.

Così gira la ruota, la ruota della vita

c’è un sì o un no, non c’è mai un chissà

la bella Gina non tornerà.

La bella Gina non tornerà.



8 – Le mani di Giulia

 Le mani di Giulia, così sicure

le mani di Giulia, proprio dentro

al mio giaccone.

Pioveva forte lì e mi piaceva, lo sai

anche se la pioggia in vita mia

no, io non l’ho amata mai.

Mi disse: “Ho freddo, me le fai scaldare?”

Ho provato qualcosa che non so spiegare

le sue mani, chiare, come due pietre preziose

che nel ricordo fanno male come le spine delle rose.

Le mani di Giulia lontane, lontane

come un treno in ritardo, fermo lì nella stazione,

ma se ci penso adesso, se guardo bene laggiù

dietro al finestrino ci sono io, ci sei anche tu.

Le mani di Giulia.

Suono un poco la chitarra, ma non è facile

ore ed ore, chissà se a suonarla io riuscirò…

Arpeggiava una canzone proprio dentro al mio giaccone

fu malizia o innocenza, chissà per quanto viva, non lo scoprirò

e a cosa penso adesso io lo so e penserò

alle mani di Giulia…

Ma se ci penso adesso, se guardo bene laggiù…

Le mani di Giulia.



9 – L’orsacchiotto Sughy Pooh

Stanotte lei è scappata lasciando solo un biglietto

sul vetro del gabinetto fra la crema sprecata.

“Ho solo tredici anni ma ho sofferto

come una di cent’anni e più

ho solo tredici anni ma mi aspetto

qualche cosa di più” That’s right.

E’ uscita in punta di piedi senza svegliare i genitori

mettendosi soltanto in tasca quella foto a colori.

La foto sotto l’albero di Natale, si faceva a chi scherzava di più

lei è lì sorridente col suo orsacchiotto Sughy Pooh.

Sughy Pooh, Sughy Pooh…

Sughy Pooh, Sughy Pooh…

La notte avvolge le cose, sembra proprio pesare su tutto

le sembra pieno di pietre anche in suo zainetto.

Lei lo stringe forte, forte mentre cammina nel buio

mentre pensa impaurita “Se avessi mio padre vicino!”

Suo padre le vuol bene sì, ma di sua madre non se ne può più

lei adesso è lì da sola col suo orsacchiotto Sughy Pooh.

Sughy Pooh, Sughy Pooh…

Sughy Pooh, Sughy Pooh…

Dalla finestra sul tetto lei spaventata sta rientrando

e va a strappare il biglietto che è ancora lì dentro il suo bagno.

Poi si infila piano, piano nel letto, nel letto senza far rumore

e giura “Fuggirò un’altra volta ma soltanto per amore”

Poi si infila piano, piano nel letto e giura “Non lo faccio più!”

E’ stanca, poi si addormenta col suo orsacchiotto Sughy Pooh.

Sughy Pooh, Sughy Pooh…

Sughy Pooh, Sughy Pooh…