Ivan Graziani – Ballata per 4 stagioni

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IVAN GRAZIANI – BALLATA PER 4 STAGIONI
BMG 74321460162 – 1997 (Ristampa)
 
1 – Ballata per quattro stagioni

Primavera che sbocci fra i fiori e i colori
ed annulli nei raggi di un sole insicuro
l’umidore muschioso attaccato a quel muro
e le bocche gelate dei portoni di ferro.
E cantando nel vento, più tiepida rendi
la pioggia d’aprile che accende di verde
le persiane e i cortili rende simili a laghi
a specchi di latta fra barattoli e stracci.
E l’amore tu porti innocente e distratto
come un magico frutto.
Ballata, ballata per quattro stagioni
ormai morte da tempo.
E avanti all’estate che ti prende alle spalle
e non dà tempo per dire “Accidenti che caldo!”
che già ti rigiri nel tuo letto bollente
fra le lenzuola bagnate dai tuoi mille pensieri.
E ben venga l’estate, col sole che picchia a martello
negli occhi e fa un cielo più basso di un deserto di pietre
dove ronzano mosche in tondo senza alcuna ragione.
E nascosti nell’erba mi hai dato l’amore
e il tuo primo dolore.
Ballata, ballata per quattro stagioni
ormai morte da tempo.
E avanti all’autunno, così tenero e sfatto
come un volto di donna che ha dato ormai tutto
senza chiedere nulla, soltanto il bisogno
di esistere ancora nei sogni di un uomo
Ormai il nostro amore è come un bimbo malato
che non ha più respiro, non può esser guarito
singhiozza nel vento di un grigio novembre
che affonda pian piano in paludi di nebbia.
E un ricordo soltanto anche se breve
i tuoi seni bianchi come la neve.
Ballata, ballata per quattro stagioni
ormai morte da tempo.
E avanti all’inverno con le mandorle e i frutti
mangiati nell’ombra di una stanza proibita
fra l’odore dolciastro dei fichi seccati
e le paste di crema ormai tutte assaggiate.
Mentre di là nella sala si gioca alle carte
coi volti infuocati ed i nasi paonazzi
e le bocche allargate a masticare canditi
e gli occhi annacquati dal vino bevuto.
Ed io ucciso di noia sto’ a contare le ore
pensa un po’ che Natale.
Ballata, ballata per quattro stagioni
ormai morte da tempo

2 – Dimmi ci credi tu?

 Dimmi ci credi tu, che quando è sera
il mostro della terra ride
e mangia l’erba delle aiuole?
E quando è sazio ma assetato
dimmi ci credi tu, che lui corre allo stagno
a bere la luna finché è giorno?
E dimmi ancora ci credi tu
alla saggezza, che rinnega le passioni
e non riesce a mascherare poi la dolcezza?
E dimmi ancora, puoi crederci
che odio e amore sono gli stessi figli
di un istante vissuto nel dolore?
No, io no, non ci credo
non credo all’erba e allo stagno
non credo alla fame e alla sete di sempre
alla follia della luna.
E dimmi ci credi tu?
Oppure no…

 

3 – Il mio cerchio azzurro

 

Vuoi conoscere tu il mio cerchio azzurro?
Ne farai ornamento ai tuoi seni
se ti chiamo tu vieni, non avere paura
e vivrai anche tu nel mio cerchio azzurro.
Affiderò i tuoi sogni più puri
alla follia di un destriero di nebbia
come un lento ricordo frugherò la tua mente
e la tua anima avrò nel mio cerchio azzurro.
Io, come un gitano in metrò
porto al collo conchiglie
traccio dei simboli oscuri
riempio il tuo cuore d’amore e di vento.
Tu, lievi e colorati sussurri
avrai sulle candide spalle
finché la tua pelle non avrà desiderio di me.

4 – I giorni di novembre


 
La tigre fra le canne, l’urlo dei battitori
e il gioco dell’arazzo nella grande casa.
E vedo riflesse nello specchio
le vecchie zie accanto al fuoco
a rammendare calze nei giorni di novembre.
Poi la vetta buia delle scale e grandi ombre
sulle volte tormentate, ricordo di un terremoto
in quei giorni di novembre.
L’edera sempre verde si affaccia sulle spalle
del colosso in pietra che guarda la sua vasca.
E il fango come un pittore folle
disegna sottili ragnatele sul muschio
ormai padrone dei sassi del cortile.
Ora è tempo di partire, dimenticare
tutto il freddo che ho nel cuore
tutto il freddo che ho nel cuore
come in quei giorni di novembre.

5 – Donna della terra

 Tu mi porterai, donna della terra
le montagne incantate nel cobalto del cielo
e in un istante vecchio e bambino sarò.
La malva e l’uva acerba colorano i tuoi occhi
che dolci ma in agguato come tigri sul fiume
mi aprono l’anima regalandomi pace nel cuore.
E ogni istante della mia fanciullezza
risuona nella mia mente
come un accordo di ottoni nel vento.
E i tuoi fianchi sono i giardini
carezzati dal vento
e le tue labbra i tramonti infuocati
chiusi nel cerchio del tempo
e la tua mano sulla mia pelle
brucia come il sole di luglio
e i tuoi capelli gabbiani in volo
in lente parabole aperte.
E ogni istante del mio essere uomo
risuona nella mia mente
come un accordo di ottoni nel vento…

 

6 – Il Campo della Fiera

 Ogni sabato mattina a mezzogiorno di gente è un’uccelliera.Vacche, zingari e persone colorate sul Campo della Fiera.

Ed io lo storpio sul mio carrettino, canto canzoni e tendo il piattino.

Ah, l’amore che male mi fa…

C’è chi compera giocattoli di latta e c’è chi vende il gallo.

C’è chi vende tegami e reggipetti fra porci di corallo.

Ed io lo storpio sul mio carrettino, canto canzoni e tendo il piattino.

Ah, l’amore che male mi fa…

Per un’ora con te io che darei, bella che passi e vai.

Se avessi le gambe correrei, ti fermerei, ti prenderei.

Ogni sabato sul Campo della Fiera all’ora della pasta

gli spazzini e la polvere bianca, terminata è la festa.

Ed io lo storpio sul mio carrettino, conto le Lire e ripongo il piattino

e con le mani sui ferri da stiro, traverso il Campo e in chiesa mi ritiro.

Ah, l’amore che male mi fa…

7 – La pazza sul fiume

 Ecco li, è la pazza in riva al fiume, guarda il cielo
dondolandosi poi tende le mani
come a prendere rondini ombre in fuga su lei.
E muove l’acqua, poi guarda affascinata i cerchi
e i piedi affonda fra le foglie e le canne marcite
inseguendo un ricordo, più in là su una sponda lontana.
Lei bacia le pietre, chiamando “amore” ogni cosa
anche l’ombra paurosa dei monti, orgogliosi laggiù
e i riflessi di un sole bugiardo in un fondo di vetro
lei è la pazza del fiume.

8 – Come

Come una madre che saluta i propri figli
accompagnando i saluti con i baci sulle guance
e le parole più care e dolci.
Come le carezze di un padre che essendo così rare
scavano nell’anima e nel cuore lasciando
un solco più profondo.
Come la domenica a passeggio
il pomeriggio con le scarpe quasi nuove
e le ore cosi vuote e così tristi
così indimenticabili.
Come quell’attimo di rabbia che si sfoga
con i gesti e le parole e pian piano si trasforma
in comprensione, in baci ed in carezze.
Come tutto questo, amore mio, per te sarò.
Come tutto questo, amore mio, per te sarò.
Come tutto questo, amore mio, per te sarò.
Come la finestra che si affaccia sul cortile
i panni stesi al lavatoio, i vecchi stanchi
i bimbi sporchi ma felici ti fa vedere.
Come il ponticello con le corde
fatto d’assi e di mattoni sembra cedere
alla furia incontrollata della piena
commuove ma resiste.
Come tutto questo amore mio, per te sarò.
Come tutto questo amore mio, per te sarò.
Come tutto questo amore mio, per te sarò.

 

9 – Trench

10 – E sei così bella 

E sei così bella che più bella non c’è
e sei così dolce che più dolce non c’è.
E sei così quieta quando parli di noi
che m’incanto a guardarti, da non credere sei.
Mi tieni stretta la mano a guidarmi sei tu
mi ripeti con gli occhi “Cosa cerchi di più?”
La mia vita è tua anche quando non ci sei
ed in mille occasioni sprofondarmi vorrei.
E sei così scema che più scema non c’è
ed odiarti, lo vedi, è più forte di me.
E sei così scema che più scema non c’è, oh.
Ma l’incanto continua, da non credere sei.
E sei così scema che più scema non c’è
ma sei così bella che per te morirò…