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1 La canzone di Marinella
Questa di Marinella è la storia vera che scivolò nel fiume a primavera ma il vento che la vide così bella dal fiume la portò sopra a una stella vivevi senza il sogno di un amore ma un re senza corona e senza scorta bussò tre volte un giorno alla sua porta come l’amore rosso il suo mantello tu lo seguisti senza una ragione come un ragazzo segue un aquilone lui ti baciò le labbra ed i capelli c’era la luna e avevi gli occhi stanchi lui pose la mano sui tuoi fianchi poi furono soltanto i fiordalisi che videro con gli occhi delle stelle fremere al vento e ai baci la tua pelle nel fiume chissà come scivolavi e lui che non ti volle creder morta bussò cent’anni ancora alla tua porta che sei volata in cielo su una stella e come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno , come le rose vivesti solo un giorno come le rose. |
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2 La ballata dell’eroe
Era partito per fare la guerra per dare il suo aiuto alla sua terra gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara la pelle troppo lontano si spinsero a cercare la verità ora che è morto la patria si gloria d’un altro eroe alla memoria per dare il suo aiuto alla sua terra gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara la pelle d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà se accanto nel letto le è rimasta la gloria d’una medaglia alla memoria.
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3 Il fannullone
Senza pretesa di voler strafare io dormo al giorno quattordici ore anche per questo nel mio rione godo la fama di fannullone ma non si sdegni la brava gente se nella vita non riesco a far niente. Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte sognando mille favole di gloria e di vendette racconti le tue storie a pochi uomini ormai stanchi che ridono fissandoti con vuoti sguardi bianchi tu reciti una parte fastidiosa alla gente facendo della vita una commedia divertente. -Ho anche provato a lavorare senza risparmio mi diedi da fare ma il sol risultato dell’esperimento fu della fame un tragico aumento non si risenta la gente per bene se non mi adatto a portar le catene. Ti diedero lavoro in un grande ristorante a lavare gli avanzi della gente elegante ma tu dicevi -il cielo è la mia unica fortuna e l’acqua dei piatti non rispecchia la luna tornasti a cantar storie lungo strade di notte sfidando il buon umore delle tue scarpe rotte. -Non sono poi quel cagnaccio malvagio senza morale straccione e randagio che si accontenta di un osso bucato con affettuoso disprezzo gettato al fannullone sa battere il cuore il cane randagio ha trovato il suo amore. Pensasti al matrimonio come al giro di una danza amasti la tua donna come un giorno di vacanza hai preso la tua casa per rifugio alla tua fiacca per un attaccapanni a cui appendere la giacca e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza cercando tra la gente chi le offrisse tenerezza. È andata via senza fare rumore forse cantando una storia d’amore la raccontava ad un mondo ormai stanco che camminava distratto al suo fianco lei tornerà in una notte d’estate l’applaudiranno le stelle incantate rischiareranno dall’alto i lampioni la strana danza di due fannulloni la luna avrà dell’argento il colore sopra la schiena dei gatti in amore. |
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4 Amore che vieni, amore che vai
Quei giorni perduti a rincorrere il vento a chiederci un bacio e volerne altri cento un giorno qualunque li ricorderai amore che fuggi da me tornerai un giorno qualunque ti ricorderai amore che fuggi da me tornerai e tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d’amore fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai venuto dal sole o da spiagge gelate venuto in novembre o col vento d’estate io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai amore che vieni, amore che vai io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai amore che vieni, amore che vai |
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5 La guerra di Piero
Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma son mille papaveri rossi lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente così dicevi ed era inverno e come gli altri verso l’inferno te ne vai triste come chi deve il vento ti sputa in faccia la neve fermati Piero , fermati adesso lascia che il vento ti passi un po’ addosso dei morti in battaglia ti porti la voce chi diede la vita ebbe in cambio una croce ma tu no lo udisti e il tempo passava con le stagioni a passo di giava ed arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera e mentre marciavi con l’anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore sparagli Piero , sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue e se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore e mentre gli usi questa premura quello si volta , ti vede e ha paura ed imbraccia l’artiglieria non ti ricambia la cortesia cadesti in terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chiedere perdono per ogni peccato cadesti interra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato un ritorno Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio Ninetta bella dritto all’inferno avrei preferito andarci in inverno e mentre il grano ti stava a sentire dentro alle mani stringevi un fucile dentro alla bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi. |
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6 Valzer per un amore (valzer campestre)
Quando carica d’anni e di castità tra i ricordi e le illusioni del bel tempo che non ritornerà, troverai le mie canzoni, nel sentirle ti meraviglierai che qualcuno abbia lodato le bellezze che allor più non avrai e che avesti nel tempo passato ma non ti servirà il ricordo, non ti servirà che per piangere il tuo rifiuto del mio amore che non tornerà. Ma non ti servirà più a niente, non ti servirà che per piangere sui tuoi occhi che nessuno più canterà. Ma non ti servirà più a niente, non ti servirà che per piangere sui tuoi occhi che nessuno più canterà. Vola il tempo lo sai che vola e va, forse non ce ne accorgiamo ma più ancora del tempo che non ha età, siamo noi che ce ne andiamo e per questo ti dico amore, amor io t’attenderò ogni sera, ma tu vieni non aspettare ancor, vieni adesso finché è primavera. |
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7 E fu la notte
E fu la notte la notte per noi notte profonda sul nostro amore. E fu la fine di tutto per noi resta il passato e niente di più. Ma se ti dico: “non t’amo più” sono sicuro di non dire il vero. E fu la notte la notte per noi buio e silenzio son scesi su noi. E fu la notte la notte per noi buio e silenzio son scesi su noi… |
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8 Il testamento
Quando la morte mi chiamerà forse qualcuno protesterà dopo aver letto nel testamento quel che gli lascio in eredità non maleditemi non serve a niente tanto all’inferno ci sarò già ai protettori delle battone lascio un impiego da ragioniere perché provetti nel loro mestiere rendano edotta la popolazione ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana voglio lasciare a Bianca Maria che se ne frega della decenza un attestato di benemerenza che al matrimonio le spiani la via con tanti auguri per chi c’è caduto di conservarsi felice e cornuto con tanti auguri per chi c’è caduto di conservarsi felice e cornuto sorella morte lasciami il tempo di terminare il mio testamento lasciami il tempo di salutare di riverire di ringraziare tutti gli artefici del girotondo intorno al letto di un moribondo signor becchino mi ascolti un poco il suo lavoro a tutti non piace non lo consideran tanto un bel gioco coprir di terra chi riposa in pace ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d’oro ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d’oro per quella candida vecchia contessa che non si muove più dal mio letto per estirparmi l’insana promessa di riservarle i miei numeri al lotto non vedo l’ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati non vedo l’ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati quando la morte mi chiederà di restituirle la libertà forse una lacrima forse una sola sulla mia tomba si spenderà forse un sorriso forse uno solo dal mio ricordo germoglierà se dalla carne mia già corrosa dove il mio cuore ha battuto un tempo dovesse nascere un giorno una rosa la do alla donna che mi offrì il suo pianto per ogni palpito del suo cuore le rendo un petalo rosso d’amore per ogni palpito del suo cuore le rendo un petalo rosso d’amore a te che fosti la più contesa la cortigiana che non si dà a tutti ed ora all’angolo di quella chiesa offri le immagini ai belli ed ai brutti lascio le note di questa canzone canto il dolore della tua illusione a te che sei costretta per tirare avanti costretta a vendere Cristo e i santi quando la morte mi chiamerà nessuno al mondo si accorgerà che un uomo è morto senza parlare senza sapere la verità che un uomo è morto senza pregare fuggendo il peso della pietà cari fratelli dell’altra sponda cantammo in coro già sulla terra amammo tutti l’identica donna partimmo in mille per la stessa guerra questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore si muore soli questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore soli. |
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9 La ballata del Miché
Quando hanno aperto la cella era già tardi perché con una corda al collo freddo pendeva Miché tutte le volte che un gallo sento cantar penserò a quella notte in prigione quando Miché s’impiccò stanotte Miché s’è impiccato a un chiodo perché non voleva restare vent’anni in prigione lontano da te nel buio Miché se n’è andato sapendo che a te non poteva mai dire che aveva ammazzato soltanto per te io so che Miché ha voluto morire perché ti restasse il ricordo del bene profondo che aveva per te vent’anni gli avevano dato la corte decise così perché un giorno aveva ammazzato chi voleva rubargli Marì l’avevan perciò condannato vent’anni in prigione a marcir però adesso che lui s’è impiccato la porta gli devono aprir se pure Miché non ti ha scritto spiegando perché se n’è andato dal mondo tu sai che l’ha fatto soltanto per te domani alle tre nella fossa comune sarà senza il prete e la messa perché d’un suicida non hanno pietà domani Miché nella terra bagnata sarà e qualcuno una croce col nome la data su lui pianterà e qualcuno una croce col nome e la data su lui pianterà |
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10 Fila la lana
Nella guerra di Valois il Signor di Vly è morto, se sia stato un prode eroe non si sa, non è ancor certo. Ma la dama abbandonata lamentando la sua morte per mill’anni e forse ancora piangerà la triste sorte. Fila la lana, fila i tuoi giorni illuditi ancora che lui ritorni, libro di dolci sogni d’amore apri le pagine al suo dolore. Son tornati a cento e a mille i guerrieri di Valois, son tornati alle famiglie, ai palazzi alle città. Ma la dama abbandonata non ritroverà il suo amore e il gran ceppo nel camino non varrà a scaldarle il cuore. Fila la lana, fila i tuoi giorni illuditi ancora che lui ritorni, libro di dolci sogni d’amore apri le pagine al suo dolore. Cavalieri che in battaglia ignorate la paura stretta sia la vostra maglia, ben temprata l’armatura. Al nemico che vi assalta siate presti a dar risposta perché dietro a quelle mura vi s’attende senza sosta. Fila la lana, fila i tuoi giorni illuditi ancora che lui ritorni, libro di dolci sogni d’amore chiudi le pagine sul suo dolore. |
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11 La canzone dell’amore perduto
Ricordi sbocciavan le viole con le nostre parole “Non ci lasceremo mai, mai e poi mai”, vorrei dirti ora le stesse cose ma come fan presto, amore, ad appassire le rose così per noi l’amore che strappa i capelli è perduto ormai, non resta che qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza. E quando ti troverai in mano quei fiori appassiti al sole di un aprile ormai lontano, li rimpiangerai ma sarà la prima che incontri per strada che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato, per un amore nuovo. E sarà la prima che incontri per strada che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato, per un amore nuovo. |
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12 La città vecchia Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi, una bimba canta la canzone antica della donnaccia quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia. E se alla sua età le difetterà la competenza presto affinerà le capacità con l’esperienza dove sono andati i tempi di una volta per Giunone quando ci voleva per fare il mestiere anche un po’ di vocazione. Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo. Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere per dimenticare d’esser stati presi per il sedere ci sarà allegria anche in agonia col vino forte porteran sul viso l’ombra di un sorriso tra le braccia della morte. Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone forse quella che sola ti può dare una lezione quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie. Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie. Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette quando incasserai dilapiderai mezza pensione diecimila lire per sentirti dire “micio bello e bamboccione”. Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli In quell’aria spessa carica di sale, gonfia di odori lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano. Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese ma se capirai, se li cercherai fino in fondo se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo. |
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13 Per i tuoi larghi occhi Per i tuoi larghi occhi, per i tuoi larghi occhi chiari che non piangono mai, che non piangono mai. E perché non mi hai dato che un addio tanto breve, perché dietro a quegli occhi batte un cuore di neve. Io ti dico che mai il ricordo che in me lascerai sarà stretto al mio cuore da un motivo d’amore. Non pensarlo perché tutto quel che ricordo di te, di quegli attimi amari, sono i tuoi occhi chiari. I tuoi larghi occhi che restavan lontani anche quando io sognavo, anche mentre ti amavo. …………………………… E se tu tornerai t’amerò come sempre ti amai, come un bel sogno inutile che si scorda al mattino. Ma i tuoi larghi occhi, i tuoi larghi occhi chiari anche se non verrai non li scorderò mai. |
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14 La ballata dell’amore cieco Un uomo onesto, un uomo probo, tralalalalla tralallaleru s’innamorò perdutamente d’una che non lo amava niente. Gli disse portami domani, tralalalalla tralallaleru gli disse portami domani il cuore di tua madre per i miei cani. Lui dalla madre andò e l’uccise, tralalalalla tralallaleru dal petto il cuore le strappò e dal suo amore ritornò. Non era il cuore, non era il cuore, tralalalalla tralallaleru non le bastava quell’orrore, voleva un’altra prova del suo cieco amore. Gli disse amor se mi vuoi bene, tralalalalla tralallaleru gli disse amor se mi vuoi bene, tagliati dei polsi le quattro vene. Le vene ai polsi lui si tagliò, tralalalalla tralallaleru e come il sangue ne sgorgò, correndo come un pazzo da lei tornò. Gli disse lei ridendo forte, tralalalalla tralallaleru gli disse lei ridendo forte, l’ultima tua prova sarà la morte. E mentre il sangue lento usciva, e ormai cambiava il suo colore, la vanità fredda gioiva, un uomo s’era ucciso per il suo amore. Fuori soffiava dolce il vento tralalalalla tralallaleru ma lei fu presa da sgomento, quando lo vide morir contento. Morir contento e innamorato, quando a lei niente era restato, non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene. |
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15 Nuvole barocche
Poi un’altra giornata di luce poi un altro di questi tramonti e portali colonne fontane.Tu mi hai insegnato a vivere insegnami a partir. Ma il cielo è tutto rosso di nuvole barocche sul fiume che si sciacqua sotto l’ultimo sole. E mentre soffio a soffio le spinge lo scirocco sussurra un altro invito che dice di restare. Poi carezze lusinghe abbandoni poi quegli occhi di verde dolcezza mille e una di queste promesse. Tu mi hai insegnato il sogno io voglio la realtà. E mentre soffio a soffio le spinge lo scirocco sussurra un altro invito che dice devi amare che dice devi amare. |
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17 Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers
Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d’alloral sol della calda primavera lampeggia l’armatura del sire vincitor il sangue del principe del Moro arrossano il ciniero d’identico color ma più che del corpo le ferite da Carlo son sentite le bramosie d’amor “se ansia di gloria e sete d’onore spegne la guerra al vincitore non ti concede un momento per fare all’amore chi poi impone alla sposa soave di castità la cintura in me grave in battaglia può correre il rischio di perder la chiave” così si lamenta il Re cristiano s’inchina intorno il grano gli son corona i fior lo specchi di chiara fontanella riflette fiero in sella dei Mori il vincitor Quand’ecco nell’acqua si compone mirabile visione il simbolo d’amor nel folto di lunghe trecce bionde il seno si confonde ignudo in pieno sol “Mai non fu vista cosa più bella mai io non colsi siffatta pulzella” disse Re Carlo scendendo veloce di sella “De’ cavaliere non v’accostate già d’altri è gaudio quel che cercate ad altra più facile fonte la sete calmate” Sorpreso da un dire sì deciso sentendosi deriso Re Carlo s’arrestò ma più dell’onor poté il digiuno fremente l’elmo bruno il sire si levò codesta era l’arma sua segreta da Carlo spesso usata in gran difficoltà alla donna apparve un gran nasone e un volto da caprone ma era sua maestà “Se voi non foste il mio sovrano” Carlo si sfila il pesante spadone “non celerei il disio di fuggirvi lontano, ma poiché siete il mio signore” Carlo si toglie l’intero gabbione “debbo concedermi spoglia ad ogni pudore” Cavaliere egli era assai valente ed anche in quel frangente d’onor si ricoprì e giunto alla fin della tenzone incerto sull’arcione tentò di risalir veloce lo arpiona la pulzella repente la parcella presenta al suo signor “Beh proprio perché voi siete il sire fan cinquemila lire è un prezzo di favor” “E’ mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane, anche sul prezzo c’è poi da ridire ben mi ricordo che pria di partire v’eran tariffe inferiori alle tremila lire” Ciò detto agì da gran cialtrone con balzo da leone in sella si lanciò frustando il cavallo come un ciuco fra i glicini e il sambuco il Re si dileguò Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d’allor al sol della calda primavera lampeggia l’armatura del sire vincitor |