Fabrizio De André – La canzone di Marinella

[banner][banner size=”300X250″][banner][banner size=”120X600″]

FABRIZIO DE ANDRÉ – LA CANZONE DI MARINELLA
RMCDS 4082 (Ristampa 2010)

 

Track list
1  La canzone di Marinella

 Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume a primavera

ma il vento che la vide così bella

dal fiume la portò sopra a una stella


sola senza il ricordo di un dolore

vivevi senza il sogno di un amore

ma un re senza corona e senza scorta

bussò tre volte un giorno alla sua porta


bianco come la luna il suo cappello

come l’amore rosso il suo mantello

tu lo seguisti senza una ragione

come un ragazzo segue un aquilone


e c’era il sole e avevi gli occhi belli

lui ti baciò le labbra ed i capelli

c’era la luna e avevi gli occhi stanchi

lui pose la mano sui tuoi fianchi


furono baci furono sorrisi

poi furono soltanto i fiordalisi

che videro con gli occhi delle stelle

fremere al vento e ai baci la tua pelle


dicono poi che mentre ritornavi

nel fiume chissà come scivolavi

e lui che non ti volle creder morta

bussò cent’anni ancora alla tua porta


questa è la tua canzone Marinella

che sei volata in cielo su una stella

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno , come le rose


e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose.

2  La ballata dell’eroe

 Era partito per fare la guerra

per dare il suo aiuto alla sua terra

gli avevano dato le mostrine e le stelle

e il consiglio di vender cara la pelle


e quando gli dissero di andare avanti

troppo lontano si spinsero a cercare la verità

ora che è morto la patria si gloria

d’un altro eroe alla memoria


era partito per fare la guerra

per dare il suo aiuto alla sua terra

gli avevano dato le mostrine e le stelle

e il consiglio di vender cara la pelle


ma lei che lo amava aspettava il ritorno

d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà

se accanto nel letto le è rimasta la gloria

d’una medaglia alla memoria.

 

3  Il fannullone

Senza pretesa di voler strafare

io dormo al giorno quattordici ore

anche per questo nel mio rione

godo la fama di fannullone

ma non si sdegni la brava gente

se nella vita non riesco a far niente.

Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte

sognando mille favole di gloria e di vendette

racconti le tue storie a pochi uomini ormai stanchi

che ridono fissandoti con vuoti sguardi bianchi

tu reciti una parte fastidiosa alla gente

facendo della vita una commedia divertente.

-Ho anche provato a lavorare

senza risparmio mi diedi da fare

ma il sol risultato dell’esperimento

fu della fame un tragico aumento

non si risenta la gente per bene

se non mi adatto a portar le catene.

Ti diedero lavoro in un grande ristorante

a lavare gli avanzi della gente elegante

ma tu dicevi -il cielo è la mia unica fortuna

e l’acqua dei piatti non rispecchia la luna

tornasti a cantar storie lungo strade di notte

sfidando il buon umore delle tue scarpe rotte.

-Non sono poi quel cagnaccio malvagio

senza morale straccione e randagio

che si accontenta di un osso bucato

con affettuoso disprezzo gettato

al fannullone sa battere il cuore

il cane randagio ha trovato il suo amore.

Pensasti al matrimonio come al giro di una danza

amasti la tua donna come un giorno di vacanza

hai preso la tua casa per rifugio alla tua fiacca

per un attaccapanni a cui appendere la giacca

e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza

cercando tra la gente chi le offrisse tenerezza.

È andata via senza fare rumore

forse cantando una storia d’amore

la raccontava ad un mondo ormai stanco

che camminava distratto al suo fianco

lei tornerà in una notte d’estate

l’applaudiranno le stelle incantate

rischiareranno dall’alto i lampioni

la strana danza di due fannulloni

la luna avrà dell’argento il colore

sopra la schiena dei gatti in amore.

4  Amore che vieni, amore che vai

Quei giorni perduti a rincorrere il vento

a chiederci un bacio e volerne altri cento

un giorno qualunque li ricorderai

amore che fuggi da me tornerai

un giorno qualunque ti ricorderai

amore che fuggi da me tornerai

e tu che con gli occhi di un altro colore

mi dici le stesse parole d’amore

fra un mese fra un anno scordate le avrai

amore che vieni da me fuggirai

fra un mese fra un anno scordate le avrai

amore che vieni da me fuggirai

venuto dal sole o da spiagge gelate

venuto in novembre o col vento d’estate

io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai

amore che vieni, amore che vai

io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai

amore che vieni, amore che vai

5  La guerra di Piero

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

ma son mille papaveri rossi

lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente

così dicevi ed era inverno

e come gli altri verso l’inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve

fermati Piero , fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po’ addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce

ma tu no lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera

e mentre marciavi con l’anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore

sparagli Piero , sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue

e se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire

ma il tempo a me resterà per vedere

vedere gli occhi di un uomo che muore

e mentre gli usi questa premura

quello si volta , ti vede e ha paura

ed imbraccia l’artiglieria

non ti ricambia la cortesia

cadesti in terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chiedere perdono per ogni peccato

cadesti interra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all’inferno

avrei preferito andarci in inverno

e mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi un fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole

dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi.

6  Valzer per un amore (valzer campestre)

Quando carica d’anni e di castità

tra i ricordi e le illusioni

del bel tempo che non ritornerà,

troverai le mie canzoni,

nel sentirle ti meraviglierai

che qualcuno abbia lodato

le bellezze che allor più non avrai

e che avesti nel tempo passato

ma non ti servirà il ricordo,

non ti servirà

che per piangere il tuo rifiuto

del mio amore che non tornerà.

Ma non ti servirà più a niente,

non ti servirà

che per piangere sui tuoi occhi

che nessuno più canterà.

Ma non ti servirà più a niente,

non ti servirà

che per piangere sui tuoi occhi

che nessuno più canterà.

Vola il tempo lo sai che vola e va,

forse non ce ne accorgiamo

ma più ancora del tempo che non ha età,

siamo noi che ce ne andiamo

e per questo ti dico amore, amor

io t’attenderò ogni sera,

ma tu vieni non aspettare ancor,

vieni adesso finché è primavera.

7  E fu la notte

E fu la notte

la notte per noi

notte profonda

sul nostro amore.

E fu la fine

di tutto per noi

resta il passato

e niente di più.

Ma se ti dico:

“non t’amo più”

sono sicuro

di non dire il vero.

E fu la notte

la notte per noi

buio e silenzio

son scesi su noi.

E fu la notte

la notte per noi

buio e silenzio

son scesi su noi…

8  Il testamento

Quando la morte mi chiamerà

forse qualcuno protesterà

dopo aver letto nel testamento

quel che gli lascio in eredità

non maleditemi non serve a niente

tanto all’inferno ci sarò già

ai protettori delle battone

lascio un impiego da ragioniere

perché provetti nel loro mestiere

rendano edotta la popolazione

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

voglio lasciare a Bianca Maria

che se ne frega della decenza

un attestato di benemerenza

che al matrimonio le spiani la via

con tanti auguri per chi c’è caduto

di conservarsi felice e cornuto

con tanti auguri per chi c’è caduto

di conservarsi felice e cornuto

sorella morte lasciami il tempo

di terminare il mio testamento

lasciami il tempo di salutare

di riverire di ringraziare

tutti gli artefici del girotondo

intorno al letto di un moribondo

signor becchino mi ascolti un poco

il suo lavoro a tutti non piace

non lo consideran tanto un bel gioco

coprir di terra chi riposa in pace

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnarle la vanga d’oro

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnarle la vanga d’oro

per quella candida vecchia contessa

che non si muove più dal mio letto

per estirparmi l’insana promessa

di riservarle i miei numeri al lotto

non vedo l’ora di andar fra i dannati

per rivelarglieli tutti sbagliati

non vedo l’ora di andar fra i dannati

per rivelarglieli tutti sbagliati

quando la morte mi chiederà

di restituirle la libertà

forse una lacrima forse una sola

sulla mia tomba si spenderà

forse un sorriso forse uno solo

dal mio ricordo germoglierà

se dalla carne mia già corrosa

dove il mio cuore ha battuto un tempo

dovesse nascere un giorno una rosa

la do alla donna che mi offrì il suo pianto

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d’amore

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d’amore

a te che fosti la più contesa

la cortigiana che non si dà a tutti

ed ora all’angolo di quella chiesa

offri le immagini ai belli ed ai brutti

lascio le note di questa canzone

canto il dolore della tua illusione

a te che sei costretta per tirare avanti

costretta a vendere Cristo e i santi

quando la morte mi chiamerà

nessuno al mondo si accorgerà

che un uomo è morto senza parlare

senza sapere la verità

che un uomo è morto senza pregare

fuggendo il peso della pietà

cari fratelli dell’altra sponda

cantammo in coro già sulla terra

amammo tutti l’identica donna

partimmo in mille per la stessa guerra

questo ricordo non vi consoli

quando si muore si muore si muore soli

questo ricordo non vi consoli

quando si muore si muore soli.

9  La ballata del Miché

Quando hanno aperto la cella

era già tardi perché

con una corda al collo

freddo pendeva Miché

tutte le volte che un gallo

sento cantar penserò

a quella notte in prigione

quando Miché s’impiccò

stanotte Miché

s’è impiccato a un chiodo perché

non voleva restare vent’anni in prigione

lontano da te

nel buio Miché se n’è andato sapendo che a te

non poteva mai dire che aveva ammazzato

soltanto per te

io so che Miché

ha voluto morire perché

ti restasse il ricordo del bene profondo

che aveva per te

vent’anni gli avevano dato

la corte decise così

perché un giorno aveva ammazzato

chi voleva rubargli Marì

l’avevan perciò condannato

vent’anni in prigione a marcir

però adesso che lui s’è impiccato

la porta gli devono aprir

se pure Miché

non ti ha scritto spiegando perché

se n’è andato dal mondo tu sai che l’ha fatto

soltanto per te

domani alle tre

nella fossa comune sarà

senza il prete e la messa perché d’un suicida

non hanno pietà

domani Miché

nella terra bagnata sarà

e qualcuno una croce col nome la data

su lui pianterà

e qualcuno una croce col nome e la data

su lui pianterà

10  Fila la lana

Nella guerra di Valois

il Signor di Vly è morto,

se sia stato un prode eroe

non si sa, non è ancor certo.

Ma la dama abbandonata

lamentando la sua morte

per mill’anni e forse ancora

piangerà la triste sorte.

Fila la lana, fila i tuoi giorni

illuditi ancora che lui ritorni,

libro di dolci sogni d’amore

apri le pagine al suo dolore.

Son tornati a cento e a mille

i guerrieri di Valois,

son tornati alle famiglie,

ai palazzi alle città.

Ma la dama abbandonata

non ritroverà il suo amore

e il gran ceppo nel camino

non varrà a scaldarle il cuore.

Fila la lana, fila i tuoi giorni

illuditi ancora che lui ritorni,

libro di dolci sogni d’amore

apri le pagine al suo dolore.

Cavalieri che in battaglia

ignorate la paura

stretta sia la vostra maglia,

ben temprata l’armatura.

Al nemico che vi assalta

siate presti a dar risposta

perché dietro a quelle mura

vi s’attende senza sosta.

Fila la lana, fila i tuoi giorni

illuditi ancora che lui ritorni,

libro di dolci sogni d’amore

chiudi le pagine sul suo dolore.

11  La canzone dell’amore perduto

Ricordi sbocciavan le viole

con le nostre parole

“Non ci lasceremo mai, mai e poi mai”,

vorrei dirti ora le stesse cose

ma come fan presto, amore, ad appassire le rose

così per noi

l’amore che strappa i capelli è perduto ormai,

non resta che qualche svogliata carezza

e un po’ di tenerezza.

E quando ti troverai in mano

quei fiori appassiti al sole

di un aprile ormai lontano,

li rimpiangerai

ma sarà la prima che incontri per strada

che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,

per un amore nuovo.

E sarà la prima che incontri per strada

che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,

per un amore nuovo.

12  La città vecchia
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi

ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi,

una bimba canta la canzone antica della donnaccia

quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

E se alla sua età le difetterà la competenza

presto affinerà le capacità con l’esperienza

dove sono andati i tempi di una volta per Giunone

quando ci voleva per fare il mestiere anche un po’ di vocazione.

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino

quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino

li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno

a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.

Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere

per dimenticare d’esser stati presi per il sedere

ci sarà allegria anche in agonia col vino forte

porteran sul viso l’ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone

forse quella che sola ti può dare una lezione

quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie.

Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte

ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette

quando incasserai dilapiderai mezza pensione

diecimila lire per sentirti dire “micio bello e bamboccione”.

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli

In quell’aria spessa carica di sale, gonfia di odori

lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano

quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai

da buon borghese

li condannerai a cinquemila anni più le spese

ma se capirai, se li cercherai fino in fondo

se non sono gigli son pur sempre figli

vittime di questo mondo.

13  Per i tuoi larghi occhi
Per i tuoi larghi occhi,

per i tuoi larghi occhi chiari

che non piangono mai,

che non piangono mai.

E perché non mi hai dato

che un addio tanto breve,

perché dietro a quegli occhi

batte un cuore di neve.

Io ti dico che mai

il ricordo che in me lascerai

sarà stretto al mio cuore

da un motivo d’amore.

Non pensarlo perché

tutto quel che ricordo di te,

di quegli attimi amari,

sono i tuoi occhi chiari.

I tuoi larghi occhi

che restavan lontani

anche quando io sognavo,

anche mentre ti amavo.

……………………………

E se tu tornerai

t’amerò come sempre ti amai,

come un bel sogno inutile

che si scorda al mattino.

Ma i tuoi larghi occhi,

i tuoi larghi occhi chiari

anche se non verrai

non li scorderò mai.

14  La ballata dell’amore cieco
Un uomo onesto, un uomo probo,

tralalalalla tralallaleru

s’innamorò perdutamente

d’una che non lo amava niente.

Gli disse portami domani,

tralalalalla tralallaleru

gli disse portami domani

il cuore di tua madre per i miei cani.

Lui dalla madre andò e l’uccise,

tralalalalla tralallaleru

dal petto il cuore le strappò

e dal suo amore ritornò.

Non era il cuore, non era il cuore,

tralalalalla tralallaleru

non le bastava quell’orrore,

voleva un’altra prova del suo cieco amore.

Gli disse amor se mi vuoi bene,

tralalalalla tralallaleru

gli disse amor se mi vuoi bene,

tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò,

tralalalalla tralallaleru

e come il sangue ne sgorgò,

correndo come un pazzo da lei tornò.

Gli disse lei ridendo forte,

tralalalalla tralallaleru

gli disse lei ridendo forte,

l’ultima tua prova sarà la morte.

E mentre il sangue lento usciva,

e ormai cambiava il suo colore,

la vanità fredda gioiva,

un uomo s’era ucciso per il suo amore.

Fuori soffiava dolce il vento

tralalalalla tralallaleru

ma lei fu presa da sgomento,

quando lo vide morir contento.

Morir contento e innamorato,

quando a lei niente era restato,

non il suo amore, non il suo bene,

ma solo il sangue secco delle sue vene.

15  Nuvole barocche

 Poi un’altra giornata di luce

poi un altro di questi tramonti

e portali colonne fontane.Tu mi hai insegnato a vivere

insegnami a partir.

Ma il cielo è tutto rosso

di nuvole barocche

sul fiume che si sciacqua

sotto l’ultimo sole.

E mentre soffio a soffio

le spinge lo scirocco

sussurra un altro invito

che dice di restare.

Poi carezze lusinghe abbandoni

poi quegli occhi di verde dolcezza

mille e una di queste promesse.

Tu mi hai insegnato il sogno

io voglio la realtà.

E mentre soffio a soffio

le spinge lo scirocco

sussurra un altro invito

che dice devi amare

che dice devi amare.

17  Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers

Re Carlo tornava dalla guerra

lo accoglie la sua terra

cingendolo d’alloral sol della calda primavera

lampeggia l’armatura

del sire vincitor

il sangue del principe del Moro

arrossano il ciniero

d’identico color

ma più che del corpo le ferite

da Carlo son sentite

le bramosie d’amor

“se ansia di gloria e sete d’onore

spegne la guerra al vincitore

non ti concede un momento per fare all’amore

chi poi impone alla sposa soave di castità

la cintura in me grave

in battaglia può correre il rischio di perder la chiave”

così si lamenta il Re cristiano

s’inchina intorno il grano

gli son corona i fior

lo specchi di chiara fontanella

riflette fiero in sella

dei Mori il vincitor

Quand’ecco nell’acqua si compone

mirabile visione

il simbolo d’amor

nel folto di lunghe trecce bionde

il seno si confonde

ignudo in pieno sol

“Mai non fu vista cosa più bella

mai io non colsi siffatta pulzella”

disse Re Carlo scendendo veloce di sella

“De’ cavaliere non v’accostate

già d’altri è gaudio quel che cercate

ad altra più facile fonte la sete calmate”

Sorpreso da un dire sì deciso

sentendosi deriso

Re Carlo s’arrestò

ma più dell’onor poté il digiuno

fremente l’elmo bruno

il sire si levò

codesta era l’arma sua segreta

da Carlo spesso usata

in gran difficoltà

alla donna apparve un gran nasone

e un volto da caprone

ma era sua maestà

“Se voi non foste il mio sovrano”

Carlo si sfila il pesante spadone

“non celerei il disio di fuggirvi lontano,

ma poiché siete il mio signore”

Carlo si toglie l’intero gabbione

“debbo concedermi spoglia ad ogni pudore”

Cavaliere egli era assai valente

ed anche in quel frangente

d’onor si ricoprì

e giunto alla fin della tenzone

incerto sull’arcione

tentò di risalir

veloce lo arpiona la pulzella

repente la parcella

presenta al suo signor

“Beh proprio perché voi siete il sire

fan cinquemila lire

è un prezzo di favor”

“E’ mai possibile o porco di un cane

che le avventure in codesto reame

debban risolversi tutte con grandi puttane,

anche sul prezzo c’è poi da ridire

ben mi ricordo che pria di partire

v’eran tariffe inferiori alle tremila lire”

Ciò detto agì da gran cialtrone

con balzo da leone

in sella si lanciò

frustando il cavallo come un ciuco

fra i glicini e il sambuco

il Re si dileguò

Re Carlo tornava dalla guerra

lo accoglie la sua terra

cingendolo d’allor

al sol della calda primavera

lampeggia l’armatura

del sire vincitor